lunedì 24 dicembre 2007

Storia di Silvana

Caro lettore…che un giorno ti troverai a leggere le mie pagine, ti voglio raccontare com’è andata.Il personaggio femminile di Silvana, creato dal niente, mi ha privato dei forti legami con la mia realtà quotidiana che avevano caratterizzato gli scritti precedenti. Mi sono trovato senza quella comoda rete protettiva rappresentata dalle vicende e dai ricordi dell’esperienza personale.Non avendo altra scelta, ho lasciato che la storia si scrivesse da sola, mettendomi in una condizione passiva di ascolto.(...)(...) La storia di Silvana dunque è venuta fuori; da dove, esattamente, non saprei dirvi.
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Mi fate piacere se mi date conferma della reperibilità del libro, visto che questa volta la distribuzione è sottratta al mio controllo.
In ogni caso la casa editrice è la http://www.ibiskoseditricerisolo.it/

E' ovvio poi che la cosa più preziosa sono le idee, le critiche, i suggerimenti e le suggestioni da condividere...... Per questo è gradito qualsiasiasi commento.

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venerdì 16 novembre 2007

Dylan all'Alkemist pub di empoli

Ciao.
Vi raccomando un bel concerto sabato 17 alle ore 22 e segg. all'Alkemist pub di via dei cappuccini Empoli.
Suona il gruppo del chitarrista e cantante Tiziano Mazzoni che propone i brani più belli dello sconfinato repertorio di Bob Dylan, e conoscendo il valore dei musicisti sarà di sicuro una bella serata.

Tra l'altro è un periodo di riscoperta di Dylan, anche a seguito del recente film sulla sua biografia immaginaria presentato al festival di Venezia, film al tempo stesso strampalato, affascinante, nebbioso e originalissimo.

Penso che la voce nasale di Dylan che scorre sugli accordi morbidi delle sue ballate, sia una delle opere d'arte assolute della musica popolare dei nostri tempi.

Quindi, visto che sarà difficile sentire Dylan ad Empoli ( tranne decida in tal senso la nuova ipercoop...), gustiamoci Tiziano e la sua band.



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mercoledì 14 novembre 2007

Tango e ciliege

Come gli amici sanno, da qualche tempo la mia vocazione da "osservatore" di esibizioni di danza si è intensificata.
Di recente mi è capitato di assistere a serate di tango, con musica suonata - a volte - splendidamente dal vivo.
Nell'accogliente locale è piacevole gustarsi le evoluzioni delle coppie danzanti, sorseggiando un bicchiere di vino o un caffè d'orzo.
Fin qui niente di speciale, o forse sì, ma non importa.
Dunque, visto che il mio ruolo non è da ballerino, ho il privilegio di poter riflettere mentre mi godo lo spettacolo, e mi è venuta in mente quest'idea stimolata dal Nero d'Avola sorbito in un bicchierone.
Le coppie che ballano il tango, stanno appiccicate e la ballerina si protende in avanti quasi priva di peso sopra il proprio partner, il quale dal canto suo ha gli occhi sgranati con una espressione rapita e inebetita. Lei è invece con gli occhi chiusi, in una apparente estasi dei sensi, e segue un percorso misterioso intimo che la fa muovere morbidamente. Insomma parrebbe una rappresentazione realistica dell'intimità amorosa......., ma.......................
Torniamo all' "osservatore" esterno, che sarei io. L'osservatore non ha un ruolo solo passivo, anzi. A volte, per esempio, scambia quattro parole con una ballerina, nelle pause della danza. Infatti quando lei finisce il ballo, il rapporto con il suo accompagnatore sulla pista, si interrompe immediatamente, e la ragazza in questione ritorna " libera" con i piedi per terra, diciamo. E questa conversazione rubata alle pause del ballo rivela spesso piacevoli sorprese. Quando poi lei ritorna in pista, magari con un nuovo tanghero, l'osservatore non nutre alcuna gelosia, ed anzi si diverte a vedere di nuovo decollare l'amica conosciuta da poco.
Ma......, eravamo rimasti con una sospensione, e qui entrano in gioco le ciliege. Quando ci gustiamo una ciliegia rossa scura, cicciosa, dolce e succosa, a tutto pensiamo fuori che al nocciolo ed alla funzione naturale del frutto. Come è noto per la pianta l'unica cosa che conta è il nocciolo, sintesi della sua capacità di riprodursi, mentre il succo rosso intorno è solo uno specchietto per le allodole.
Insomma le cose cambiano del tutto di significato secondo da che parte le osservi.
Io quando osservo le tanghere, con le loro scarpe e tutto l'armamentario seduttivo conseguente al ruolo, mi sento esattamente come un'ape su un fiore profumato o un uccellino che si gusta il frutto maturo. Ma il "nocciolo" del tango, vissuto da dentro, penso sia altro, forse un misto tra la ginnastica del corpo e una sospensione miracolosa della mente. Lontana da tutto, anche dalla banale e quotidiana attrazione del sesso.



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martedì 6 novembre 2007

Come nasce una perla



Qualche giorno fa ho ascoltato il racconto di come nasce una perla.
Dunque il mollusco se ne sta al sicuro dentro il guscio duro che è insieme la sua casa ed il suo mondo.
Un giorno sfortunato un granello di sabbia più grosso degli altri entra all'interno della conchiglia.
Il mollusco, nonostante tutti gli sforzi, non riesce ad espellere il sassolino, che diventa un ospite ingombrante, doloroso, insopportabile.
Tutta la vita della vongola è stravolta da quella presenza tagliente, fredda, estranea al corpo morbido e succoso dell'animale.
Ed allora il mollusco, che non può scappare dalla sua tana su misura, inventa una soluzione di fantasia.
Lentamente spalma sul sassolino una sostanza bianca che prima è gelatinosa, e poi indurisce. Con pazienza infinita il corpo estraneo è ricoperto da uno strato lucido e perfettamente sferico, senza angoli, piacevole al tatto, splendido alla vista.
Alla fine dell'opera il mollusco è tramortito dalla fatica, ma custodisce al suo interno non più un sasso deforme, ma un gioiello.

Questa è la storia di come nasce una perla, ed ognuno può pensare a quello che vuole.


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mercoledì 25 luglio 2007

Quella di Marinella è la storia vera.....

Cari amici,

non so se qualcuno di voi ha visto domenica a notte fonda, il lungo special televisivo dedicato a Fabrizio De Andrè.

Personalmente mi ero un pò dimenticato questo cantautore, dopo che -a sedici anni- avevo avuto la fortuna di assistere dal vivo al concerto fiorentino del Teatro Tenda, dal quale è stato tratto lo storico disco live con la P.F.M.

Rimasi molto colpito dalla notizia della sua morte che - come per Battisti o per altri musicisti a me cari - sembra toccare una persona di famiglia, e non uno sconosciuto.

Di recente, assieme allo spettacolo televisivo di domenica, un altro espisodio ha risvegliato la mia curiosità verso De Andrè. Accompagnando un amico impegnato al mixer, mi è capitato di assistere al concerto di un gruppo di giovani musicisti che ripropongono in modo pertinente e con qualità, il repertorio del cantante genovese. La personale interpretazione strumentale e vocale di questi musicisti, ha confermato come Faber abbia compiuto ormai più di un salto generazionale, arrivando integro ai ragazzi nati nei primi anni ' 80 ; questa è proprio una bella cosa e costituisce la riprova del valore artistico assoluto delle canzoni del nostro.

Domenica poi, complice una originale influenza beccata a luglio, dopo aver sopportato qualche ora di programmi televisivi stagnanti, verso mezzanotte è iniziato lo special di cui vi dicevo, come una brezza di aria fresca in una serata afosa.
Interviste a De Andrè del mitico Mollicone, erano intervallate a brani di concerti, o registrazioni domestiche ( tra le quali quella arcinota a tavola in Sardegna, con il figlio Cristiano alla chitarra, Dori Ghezzi, e Fabrizio Zampa alle percussioni.....). In un concerto ho riconosciuto al basso elettrico il compianto Stefano Cerri, uno dei migliori strumentisti che abbiamo avuto...


Meno brillanti le dichiarazioni postume di stima dei colleghi cantanti italiani. Tra questi si è distinto in negativo Celentano, che al concerto commemorativo di Gevona, ha deturpato quel gioiello lingiustico-musicale che è "La Guerra di Piero", dimenticando e storpiando tutte le strofe.

Ma la parte più interessante sono state le confessioni informali e private, che il cantante genovese ha affidato in varie occasioni al tranquillizzante giornalista Mollicone.
Così, a proposito degli inizi della sua carrieria, De Andrè ha confessato che, dopo qualche anno di insuccessi, stava per decidersi ad intraprendere la professione di avvocato, quando Mina interpretò La Canzone di Marinella, contribuendo in maniera decisiva alla notorietà del suo autore, il quale- per nostra fortuna- non ebbe più dubbi sulla futura professione. Sempre riguardo alla carriera forense, argomento che casualmente mi interessa, mi sembra di ricordare che il fratello di Fabrizio De Andrè sia stato un noto avvocato ed una volta ebbe a dichiarare pubblicamente " Tra qualche anno dei miei atti giudiziari che scrivo con tanta perizia nessuno si ricorderà più, mentre le canzoni di mio fratello rimarranno nella memoria di tutti...."

Le strade di due interpreti così distanti come De Andrè e Mina, si sono incrociate di nuovo poco prima della morte del poeta genovese, quando i due hanno registrato insieme una nuova versione della Canzone di Marinella, con un arrangiamento jazzistico affidato al figlio di Mina ( con Massimo Moriconi al contrabbasso e co...).

Ancora su questo brano - a mio parere una delle più belle canzoni italiane di tutti i tempi - dalla melodia cristallina e dal testo tanto semplice quanto impenetrabile, De Andrè rispondendo alla domanda " Come è nata La Canzone di Marinella ?" ha raccontato.....
" Avevo letto su un giornale locale, tipo forse la Gazzetta del Tanaro....., di un prostituta seviziata ed uccisa dal suo amante occasionale e gettata in un fosso . Ho cercato di raccontare questa storia, ma di cambiarle la vita ed addolcirle la morte.... Così è nata la Canzone di Marinella. "

Ed io, all'una di notte, mentre già scorrevano i titoli di coda, ripensavo con idee nuove alla storia d'amore e morte più famosa della canzone italiana.
E, con commozione, mi è venuto da pensare a quel miracolo indescrivibile chiamato fantasia.

ste

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Una domenica al mare

Con il passare degli anni ho maturato una istintiva insofferenza per le domenicali spiagge assolate. Mi sento lontano dalle palette e dai secchielli, non mi sembrano imperdibili le docce di sudore sotto il sole, nè gli odori delle creme abbrozzanti, sopravvivo senza vedere le pancette o i fisici palestrati dei bagnanti. Per non parlare dei riti collettivi sul bagnasciuga, le entusiasmanti sfide a racchette e palletta tra fidanzati, le partite a carte delle zie di tutte le età sotto gli ombrelloni, le riviste "coronate", i libroni estivi di comici scrittori,e così via. Insomma è un problema mio, di rilevanza non planetaria.

Questa lontananza voluta, mi ha fatto trovare domenica scorsa nella pineta di Castiglioncello, ad attendere l'apertura pomeridiana della mostra sul "cinema dei pittori", allestita al Castello Pasquini. Avevo letto di questa mostra recentemente inaugurata e mi era subito parsa interessante, ancor prima di venire a sapere che l'ideatore e curatore della stessa è un mio vecchio amico dei tempi del liceo, Francesco Galluzzi, oggi docente universitario di storia dell'arte.
L'idea centrale dell'intero allestimento è quella dei rapporti, delle connessioni, dei reciproci condizionamenti, tra il cinema italiano da un lato e l'arte pittorica dall'altro.
Così in un primo settore della mostra ci sono quadri celebri come quelli di Guttuso, con a fianco il fermo immagine di un film esplicitamente ispirato a quella raffigurazione pittorica. Si prosegue poi nelle altre sale con la cartellonistica d'autore, le rappresentazioni grafiche di esponenti della pop art, ma forse la parte più emozionante è quella dei bozzetti autentici di grandi registi. Osservare da vicino i disegni di Fellini, Pasolini, le realizzazione grafiche di Antonioni, è molto interessante, perchè è come un distillato dell'arte di rappresentazione della realtà, di cui questi maestri erano dotati.
La mostra si chiude con una proiezione video, composta da spezzoni di films che a vario titolo hanno a che fare con la pittura.

Tutto molto gradevole e ben fatto. Ho lasciato i miei complimenti a Francesco Galluzzi sul librone della mostra ; anche ai tempi del liceo la sua dote migliore era quella di mettere in connessione vari aspetti della realtà, in modo mai superficiale, e questo allestimento non è che lo sviluppo delle sue notevoli capacità in questo senso. Bravo Francesco !!!

Se vi capita di vedere la mostra sappiatemi dire.... ste

p.s. Verso le sette di sera, dopo tanta cultura, mi è venuta una voglia irrefrenabile di sabbia e acqua salata. Mi sono diretto verso i lidi familiari, e mentre i vacanzieri lasciavano il mare, ho fatto dieci bagni di fila. Ed il sole mi ha aspettato paziente, senza tramontare troppo in fretta.


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lunedì 9 luglio 2007

La coppia moderna

Cari amici web, per non farvi dimenticare di me, trasmetto una illuminante riflessione suggeritami dalla osservazione della realtà quotidiana.

A tutti sarà capitato di avvistare una coppia moderna, intendo un lui ed una lei veramente moderni. Entrando in pasticceria, per esempio, è frequente poter osservare da vicino una coppia moderna. Lui ha i capelli - o in non capelli - comunque molto moderni, scarpe moderne comprate in un negozio moderno. Anche l'orologio da polso è proprio moderno, quasi modernissimo, abbinato ad un cellulare dalla luce blu moderno. Lei è modernamente bella, con una borsa portata sulla spalla moderna ed un paio di occhiali che le ammodernano gli occhi, già comunque piuttosto moderni. Per non parlare delle mutande che spuntano dai pantaloni, originalmente moderne.
Ma la vera modernità è nell'atteggiamento del volto e nelle espressioni mimico-verbali. Mentre lei divora una moderna sfoglia ricotta-cioccolato-crusca-cetrioli-miele-radicchio-spinaci, ha un'aria scocciata che la rende ancora più moderna. Lui le fa un cenno muto che è ora di andare, con un ghigno crudelmente moderno.

Ed io con la bocca sporca di crema, mi vergogno un pò a sentirmi felice di fare colazione in una buona pasticceria, presentandomi con la mia solita espressione pacifica, decisamente poco moderna.

Stefano

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martedì 5 giugno 2007

Spettacoli



Ciao a tutti.


Due parole sugli spettacoli ai quali ho assistito di recente.Al Metastasio di Prato si è tenuto il concerto in solitudine del trombettista e flicornista Paolo Fresu, da anni uno dei principali musicisti jazz europei.Fresu ha catturato per quasi due ore l'attenzione e la concentrazione assoluta del teatro, suonando ora in solitudine, ora su basi elettroniche, oppure di musica etnica ed anche classica. Il colore strumentale ormai inconfondibile della tromba di Fresu rende i suoi concerti una accattivante occasione per esplorare le emozioni di una improvvisazione solitaria, operazione che può riuscire solo ai grandissimi come lui. Colpo di teatro si è avuto quando il trombettista sardo è sparito dal palcoscenico, apparendo a sorpresa da dietro il loggione, dove tra l'altro io mi trovavo. Il suono ha conquistato il l'intero spazio del teatro,idea coltivata anche nella itinerante improvvisazione finale nel corridoio della platea. Fresu, ovvero due ore volate in compagnia di uno dei più belli strumenti che la musica conosca.
Il giorno successivo ho poi coltivato la mia più recente e inesperta passione per il balletto assistendo, in piacevole compagnia, ad una coreografia di danza contemporanea al Goldoni di Firenze. Non ho gli strumenti per una critica ed una analisi ponderata di quello che ho visto, solo due note d'istinto.
Il mio veicolo personale per emozionarmi ad uno spettacolo di danza è esclusivamente la musica: se questa mi coinvolge entro anche in sintonia con gli aspetti più specifici del balletto,( altrimenti mi distraggo e noto solo alcune ballerine.)
Ieri solo per l'ultima parte dello spettacolo questo coinvolgimento è avvenuto: si trattava di una interpretazione "dinamica" dello splendido e arcinoto quadro della Deposizione del Pontormo ( che anche io nel mio piccolo nomino nel racconto di Fabio è nato...). I danzatori hanno riprodotto plasticamente le celebri figure dell'opera pittorica, scambiandosi i ruoli dei protagonisti, in un susseguirsi di toccanti rappresentazioni. Sotto, o meglio sopra, la musica eseguita dal vivo dal sensazionale contrabbassista Stefano Scodanibbio, un autentico maestro della musica contemporanea.Tutto molto, molto, molto bello.
Stefano(PS. Mi dicono che ho perduto la prima di S.Remo con la ex moglie di Ramazzotti che ha cantato " E ci sei adesso tuu..."; mi dispiace molto di questa perdita ).






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Dante all'aperitivo


In quell' ora strana che va dalle nove alle dieci di sera, per il terzo anno a maggio sie è ripetuta la Lectura Dantis di Vittorio Sermonti nel chiostro di Piazza S. Croce.
Per la verità io mi sono trovato, per puro caso, a seguire questo evento solo dallo scorso anno, quando era in programma la seconda cantica ossia il Purgatorio.
I miei ricordi della Commedia ,come tutti, risalivano al Liceo, quando Dante non era che un'ora di lezione tra latino e fisica. Per la verità l' idea che mi ero fatto a scuola, oltre che di una sostanziale indecifrabilità linguistica del testo, era quella del protagonista più presupponente e superbo di tutta la letteratura italiana.
Mi chiedevo come il professore non sottolineasse questo aspetto deteriore che secondo me assorbiva tutti gli altri : questo poeta si è permesso di catalogare i propri simili inserendoli secondo il suo giudizio insindacabile tra i dannati dell ' Inferno, tra i penitenti del Purgatorio o tra i beati del Paradiso, si è cioè sostituito addirittura a Dio.
Non solo ma si è ritenuto l'unico degno a fare -da vivo- un viaggio ultraterreno di andata e ritorno, dialogando a tu per tu con i grandi " cattivi " della Storia sino a vedere i Santi, la Madonna e a intravedere Dio stesso. Non male come autostima !!!
Queste considerazioni epidermiche, unite alla complessità del testo e alle stratificazioni culturali presenti nella Commedia, mi avevano allontanato da Dante, al quale la mia sensibilità di adolescente preferiva altri autori.
Sono passati vent'anni e mi sono imbattuto in questi aperitivi giornalieri con il famoso viaggio nell'aldilà. Dico aperitivi nel senso concreto del termine.
Uscito dal lavoro e prima di entrare, alle nove in punto, nell 'austero ma accogliente salone a fianco della chiesa di S. Croce, ho assunto la piacevole abitudine di prendere un aperitivo - alcoolico - in un bel locale nei pressi. L'euforia ed il leggero stordimento che segue una bevuta non ostacola, ma rende anzi più morbida e affascinante l'esperienza dell' ascolto di una lingua lontana dalla nostra quale quella di Dante e del suo modo di ragionare per noi così contorto.
Ben pasciuto dall'aperitivo e dal buffet che lo accompagnava, mi sono fatto questo nuovo viaggio ultramondano che quest'anno, per la lettura del Paradiso, è diventato molto assiduo, quasi quotidiano.
Com'è andata ? Mi è arrivata forte e chiara l'emozione ed a volte la commozione di un uomo vissuto senza la luce elettrica, senza il computer, senza l'aereo, in un periodo storico cupo e per molti aspetti terribile e disumano quale il Medioevo . Quest'uomo, per di più esule privato nella sua città di ogni riconoscimento civile, ha immaginato un volo di fantasia infinito, chiedendo alla propria immaginazione di creare scenografie, personaggi, rumori, luci, colori ....
Ha provato a riprodurre ambienti terribili o cieli pieni di luce, giardini e montagne immaginarie, ha con la fantasia dialogato con suoi contemporanei e con i padri della Chiesa, con imperatori e con Santi, fino a scambiare uno sguardo con la Madonna e a immergersi nella luce accecante di Dio .Tutto con la fantasia di un uomo del Medioevo, che certo non aveva accesso agli sterminati strumenti di comunicazione e di cultura du cui disponiamo noi.
Ecco questa riflessione mi ha emozionato più di ogni altra, e ha sostituito completamente la freddezza ed il cinismo delle mie valutazioni di venti anni fa.
Sarà stato merito del Martini o della sangria ?


Ciao a tutti

Stefano

Parole e Musica




Ciao a tutti.
Complice il recente festival del libro organizzato nella mia città di origine ( Empoli ), lo scorso fine settimana, ho avuto modo di riflettere su queste due componenti essenziali delle mie occupazioni quotidiane.
Parole e musica, appunto.
Gli scrittori che si sono succeduti nell'accogliente Chiostro degli Agostiniani di Empoli, hanno parlato delle motivazioni e delle suggestioni legate alla loro attività narrativa.Tutte le esperienze riferite sono state molto interessanti, pur diverse tra loro : il collettivo di scrittori WU MING, il giovane e divertente Cristiano Cavina, la fiorentina Elena Stancanelli, ed altri ancora. La piacevolezza di ascoltare persone stimolanti, con un bicchiere di vino in mano, ha reso leggere e coinvolgenti queste serate.
E la musica ?
L'ultima sera, quella di domenica, era prevista la presentazione di un libro di biografie dei jazzisti e, a seguire, il nostro concerto.L'autore del libro per un contrattempo che lo ha trattenuto in Spagna, non era presente. Le - mitiche - ragazze di Rinascita, organizzatricie dell'evento, hanno chiesta a me ed agli altri del gruppo di parlare un'oretta durante l'aperitivo.
Ovviamente ci siamo divertiti molto. Dopo una mia BREVE, AVVINCENTE E DI UNIVERSALE INTERESSE - introduzione sulla storia del contrabbasso nel jazz, il microfono è passato a Claudio Airò che ha spaziato dal free jazz alle mie fidanzate, seguendo un filo logico di non immediata percezione.Interessanti anche gli interventi dal pubblico: in particolare una ragazza molto sincera ci ha chiesto : 1) quale è la pronunzia esatta della parola jazz ; 2) il motivo per il quale lei si annoia ad ascoltare jazz. Abbiamo saputo rispondere solo alla prima domanda.La sera è seguito il concerto, con una buona acustica e un discreto pubblico.Per tornare alle due parole chiave, devo dire che quando mi è toccato di presentare i miei racconti, mi sono sempre sentito un pò in imbarazzo. Lo stesso ruolo dello " scrittore " che, avendo scritto il libro, ne sa evidentemente più del pubblico, unito al benevolo atteggiamento del "presentatore" del volume, rende queste occasioni sempre un pò sforzate. Così non mi piace affatto lo stereotipo molto in voga dello scrittore tenebroso ritratto sulle riviste femminili, oppure in casolari di campagna magari in compagnia di un cane e di una chitarra.
Per non parlare degli autori di liberculi giovanilistici sugli amori adolescenziali: penso che gli adolescenti siano gli unici che hanno tempo e energia per leggere i grandi classici della letteratura, e non debbano perdere tempo a specchiarsi in pagine brufolose e stucchevoli che li ritraggono come allo specchio.
Insomma : a me più che gli scrittori piacciono i libri. Mentre della musica mi piace tutto, dai liutai al tecnico del mixer.
Ciao a tutti
Stefano

lunedì 4 giugno 2007

Una serata di emozioni

Cari amici, ancora vengo a raccontarvi un nuovo spettacolo di danza contemporanea che mi è piaciuto moltissimo.Si tratta dell'ultima produzione del mitico , coreografo russo-belga che letteralmente adoro.Di cosa si tratta ?Per prima cosa come tutti gli spettacoli del nostro, è una esibizione corale, cioè dell'intero corpo di ballo, dell'ensamble come lui ama dire. Niente ballerini divi o primedonne con tutù insomma, ma ragazzi/e che del loro essere un gruppo fanno il punto di forza. Poi, visto che sono al sesto o settimo spettacolo, riesco ormai a riconoscere ed inquadrare perfettamente i vari componenti del corpo di ballo, tutti con la loro forte e precisa personalità, che non si esprime solo con il corpo e con il movimento, ma con il volto, gli abiti......Ed il bello è che sono persone molto diverse tra loro : l'orientale piccolina, la donna con qualche anno in più bianchissima in volto, il distino signore con baffetti, l'atletico funambolo e via dicendo.Dopo gli spettacoli degli anni scorsi dedicati alla musica degli anni cinquanta, ed alle atmosfere del fumoso caffè belga Au Caffè, questa volta Misha attinge alla musica tzigana dell'Est Europa e della Russia.Ecco la chiave della mia passione per questi spettacoli :la scelta sempre sorprendente e originalissima del commento musicale, fatta con una carica emotiva fuori dal comune.E poi la fantasia sconfinata dei quadri coreografici del nostro, il divertimento, l'allegria, accanto alla carica drammatica di altre scene.Pochi oggetti arredano la scena : una valigia simbolo del carattere migrante dei popoli dell'est, la corda per i cavalli, alcune candele per il quadro dedicato alla imponente e monumentale religiosità ortodossa, questo un momento letteralmente da brividi.Ma anche l'amore passionale, i rodei delle steppe, l'ubricatura da vodka, tutto con richiami fulminei, e altro, molto altro ancora.Tutto molto bello, il tempo dello spettacolo passa in un attimo, ed io resto a fissare gli occhi lucidi dei ballerini sul proscenio finale, con la voglia di vederne ancora.Mentre guido sulla via del ritorno a notte alta, rifletto tra me sui misteriosi canali che consentono di comunicare il movimento in musica, sia dal coreografo agli interpreti, che da questi a noi che guardiamo. Si, insomma, mi chiedo da profano,per dove passi questa straordinaria forma di comunicazione artistica, quali siano i codici per ricordare i passi, per essere così naturali ed insieme così precisi, eleganti e sobri nell'occupare lo spazio anche quando i danzatori stanno semplicemente fermi.Non ho alcuno strumento culturale per darmi delle risposte, e quindi lascio che sia il puro divertimento e l'emozione la chiave di approccio a questa recente e del tutto imprevista mia passione.Stefano