Cari amici,
non so se qualcuno di voi ha visto domenica a notte fonda, il lungo special televisivo dedicato a Fabrizio De Andrè.
Personalmente mi ero un pò dimenticato questo cantautore, dopo che -a sedici anni- avevo avuto la fortuna di assistere dal vivo al concerto fiorentino del Teatro Tenda, dal quale è stato tratto lo storico disco live con la P.F.M.
Rimasi molto colpito dalla notizia della sua morte che - come per Battisti o per altri musicisti a me cari - sembra toccare una persona di famiglia, e non uno sconosciuto.
Di recente, assieme allo spettacolo televisivo di domenica, un altro espisodio ha risvegliato la mia curiosità verso De Andrè. Accompagnando un amico impegnato al mixer, mi è capitato di assistere al concerto di un gruppo di giovani musicisti che ripropongono in modo pertinente e con qualità, il repertorio del cantante genovese. La personale interpretazione strumentale e vocale di questi musicisti, ha confermato come Faber abbia compiuto ormai più di un salto generazionale, arrivando integro ai ragazzi nati nei primi anni ' 80 ; questa è proprio una bella cosa e costituisce la riprova del valore artistico assoluto delle canzoni del nostro.
Domenica poi, complice una originale influenza beccata a luglio, dopo aver sopportato qualche ora di programmi televisivi stagnanti, verso mezzanotte è iniziato lo special di cui vi dicevo, come una brezza di aria fresca in una serata afosa.
Interviste a De Andrè del mitico Mollicone, erano intervallate a brani di concerti, o registrazioni domestiche ( tra le quali quella arcinota a tavola in Sardegna, con il figlio Cristiano alla chitarra, Dori Ghezzi, e Fabrizio Zampa alle percussioni.....). In un concerto ho riconosciuto al basso elettrico il compianto Stefano Cerri, uno dei migliori strumentisti che abbiamo avuto...
Meno brillanti le dichiarazioni postume di stima dei colleghi cantanti italiani. Tra questi si è distinto in negativo Celentano, che al concerto commemorativo di Gevona, ha deturpato quel gioiello lingiustico-musicale che è "La Guerra di Piero", dimenticando e storpiando tutte le strofe.
Ma la parte più interessante sono state le confessioni informali e private, che il cantante genovese ha affidato in varie occasioni al tranquillizzante giornalista Mollicone.
Così, a proposito degli inizi della sua carrieria, De Andrè ha confessato che, dopo qualche anno di insuccessi, stava per decidersi ad intraprendere la professione di avvocato, quando Mina interpretò La Canzone di Marinella, contribuendo in maniera decisiva alla notorietà del suo autore, il quale- per nostra fortuna- non ebbe più dubbi sulla futura professione. Sempre riguardo alla carriera forense, argomento che casualmente mi interessa, mi sembra di ricordare che il fratello di Fabrizio De Andrè sia stato un noto avvocato ed una volta ebbe a dichiarare pubblicamente " Tra qualche anno dei miei atti giudiziari che scrivo con tanta perizia nessuno si ricorderà più, mentre le canzoni di mio fratello rimarranno nella memoria di tutti...."
Le strade di due interpreti così distanti come De Andrè e Mina, si sono incrociate di nuovo poco prima della morte del poeta genovese, quando i due hanno registrato insieme una nuova versione della Canzone di Marinella, con un arrangiamento jazzistico affidato al figlio di Mina ( con Massimo Moriconi al contrabbasso e co...).
Ancora su questo brano - a mio parere una delle più belle canzoni italiane di tutti i tempi - dalla melodia cristallina e dal testo tanto semplice quanto impenetrabile, De Andrè rispondendo alla domanda " Come è nata La Canzone di Marinella ?" ha raccontato.....
" Avevo letto su un giornale locale, tipo forse la Gazzetta del Tanaro....., di un prostituta seviziata ed uccisa dal suo amante occasionale e gettata in un fosso . Ho cercato di raccontare questa storia, ma di cambiarle la vita ed addolcirle la morte.... Così è nata la Canzone di Marinella. "
Ed io, all'una di notte, mentre già scorrevano i titoli di coda, ripensavo con idee nuove alla storia d'amore e morte più famosa della canzone italiana.
E, con commozione, mi è venuto da pensare a quel miracolo indescrivibile chiamato fantasia.
ste
Personalmente mi ero un pò dimenticato questo cantautore, dopo che -a sedici anni- avevo avuto la fortuna di assistere dal vivo al concerto fiorentino del Teatro Tenda, dal quale è stato tratto lo storico disco live con la P.F.M.
Rimasi molto colpito dalla notizia della sua morte che - come per Battisti o per altri musicisti a me cari - sembra toccare una persona di famiglia, e non uno sconosciuto.
Di recente, assieme allo spettacolo televisivo di domenica, un altro espisodio ha risvegliato la mia curiosità verso De Andrè. Accompagnando un amico impegnato al mixer, mi è capitato di assistere al concerto di un gruppo di giovani musicisti che ripropongono in modo pertinente e con qualità, il repertorio del cantante genovese. La personale interpretazione strumentale e vocale di questi musicisti, ha confermato come Faber abbia compiuto ormai più di un salto generazionale, arrivando integro ai ragazzi nati nei primi anni ' 80 ; questa è proprio una bella cosa e costituisce la riprova del valore artistico assoluto delle canzoni del nostro.
Domenica poi, complice una originale influenza beccata a luglio, dopo aver sopportato qualche ora di programmi televisivi stagnanti, verso mezzanotte è iniziato lo special di cui vi dicevo, come una brezza di aria fresca in una serata afosa.
Interviste a De Andrè del mitico Mollicone, erano intervallate a brani di concerti, o registrazioni domestiche ( tra le quali quella arcinota a tavola in Sardegna, con il figlio Cristiano alla chitarra, Dori Ghezzi, e Fabrizio Zampa alle percussioni.....). In un concerto ho riconosciuto al basso elettrico il compianto Stefano Cerri, uno dei migliori strumentisti che abbiamo avuto...
Meno brillanti le dichiarazioni postume di stima dei colleghi cantanti italiani. Tra questi si è distinto in negativo Celentano, che al concerto commemorativo di Gevona, ha deturpato quel gioiello lingiustico-musicale che è "La Guerra di Piero", dimenticando e storpiando tutte le strofe.
Ma la parte più interessante sono state le confessioni informali e private, che il cantante genovese ha affidato in varie occasioni al tranquillizzante giornalista Mollicone.
Così, a proposito degli inizi della sua carrieria, De Andrè ha confessato che, dopo qualche anno di insuccessi, stava per decidersi ad intraprendere la professione di avvocato, quando Mina interpretò La Canzone di Marinella, contribuendo in maniera decisiva alla notorietà del suo autore, il quale- per nostra fortuna- non ebbe più dubbi sulla futura professione. Sempre riguardo alla carriera forense, argomento che casualmente mi interessa, mi sembra di ricordare che il fratello di Fabrizio De Andrè sia stato un noto avvocato ed una volta ebbe a dichiarare pubblicamente " Tra qualche anno dei miei atti giudiziari che scrivo con tanta perizia nessuno si ricorderà più, mentre le canzoni di mio fratello rimarranno nella memoria di tutti...."
Le strade di due interpreti così distanti come De Andrè e Mina, si sono incrociate di nuovo poco prima della morte del poeta genovese, quando i due hanno registrato insieme una nuova versione della Canzone di Marinella, con un arrangiamento jazzistico affidato al figlio di Mina ( con Massimo Moriconi al contrabbasso e co...).
Ancora su questo brano - a mio parere una delle più belle canzoni italiane di tutti i tempi - dalla melodia cristallina e dal testo tanto semplice quanto impenetrabile, De Andrè rispondendo alla domanda " Come è nata La Canzone di Marinella ?" ha raccontato.....
" Avevo letto su un giornale locale, tipo forse la Gazzetta del Tanaro....., di un prostituta seviziata ed uccisa dal suo amante occasionale e gettata in un fosso . Ho cercato di raccontare questa storia, ma di cambiarle la vita ed addolcirle la morte.... Così è nata la Canzone di Marinella. "
Ed io, all'una di notte, mentre già scorrevano i titoli di coda, ripensavo con idee nuove alla storia d'amore e morte più famosa della canzone italiana.
E, con commozione, mi è venuto da pensare a quel miracolo indescrivibile chiamato fantasia.
ste
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