mercoledì 25 luglio 2007

Quella di Marinella è la storia vera.....

Cari amici,

non so se qualcuno di voi ha visto domenica a notte fonda, il lungo special televisivo dedicato a Fabrizio De Andrè.

Personalmente mi ero un pò dimenticato questo cantautore, dopo che -a sedici anni- avevo avuto la fortuna di assistere dal vivo al concerto fiorentino del Teatro Tenda, dal quale è stato tratto lo storico disco live con la P.F.M.

Rimasi molto colpito dalla notizia della sua morte che - come per Battisti o per altri musicisti a me cari - sembra toccare una persona di famiglia, e non uno sconosciuto.

Di recente, assieme allo spettacolo televisivo di domenica, un altro espisodio ha risvegliato la mia curiosità verso De Andrè. Accompagnando un amico impegnato al mixer, mi è capitato di assistere al concerto di un gruppo di giovani musicisti che ripropongono in modo pertinente e con qualità, il repertorio del cantante genovese. La personale interpretazione strumentale e vocale di questi musicisti, ha confermato come Faber abbia compiuto ormai più di un salto generazionale, arrivando integro ai ragazzi nati nei primi anni ' 80 ; questa è proprio una bella cosa e costituisce la riprova del valore artistico assoluto delle canzoni del nostro.

Domenica poi, complice una originale influenza beccata a luglio, dopo aver sopportato qualche ora di programmi televisivi stagnanti, verso mezzanotte è iniziato lo special di cui vi dicevo, come una brezza di aria fresca in una serata afosa.
Interviste a De Andrè del mitico Mollicone, erano intervallate a brani di concerti, o registrazioni domestiche ( tra le quali quella arcinota a tavola in Sardegna, con il figlio Cristiano alla chitarra, Dori Ghezzi, e Fabrizio Zampa alle percussioni.....). In un concerto ho riconosciuto al basso elettrico il compianto Stefano Cerri, uno dei migliori strumentisti che abbiamo avuto...


Meno brillanti le dichiarazioni postume di stima dei colleghi cantanti italiani. Tra questi si è distinto in negativo Celentano, che al concerto commemorativo di Gevona, ha deturpato quel gioiello lingiustico-musicale che è "La Guerra di Piero", dimenticando e storpiando tutte le strofe.

Ma la parte più interessante sono state le confessioni informali e private, che il cantante genovese ha affidato in varie occasioni al tranquillizzante giornalista Mollicone.
Così, a proposito degli inizi della sua carrieria, De Andrè ha confessato che, dopo qualche anno di insuccessi, stava per decidersi ad intraprendere la professione di avvocato, quando Mina interpretò La Canzone di Marinella, contribuendo in maniera decisiva alla notorietà del suo autore, il quale- per nostra fortuna- non ebbe più dubbi sulla futura professione. Sempre riguardo alla carriera forense, argomento che casualmente mi interessa, mi sembra di ricordare che il fratello di Fabrizio De Andrè sia stato un noto avvocato ed una volta ebbe a dichiarare pubblicamente " Tra qualche anno dei miei atti giudiziari che scrivo con tanta perizia nessuno si ricorderà più, mentre le canzoni di mio fratello rimarranno nella memoria di tutti...."

Le strade di due interpreti così distanti come De Andrè e Mina, si sono incrociate di nuovo poco prima della morte del poeta genovese, quando i due hanno registrato insieme una nuova versione della Canzone di Marinella, con un arrangiamento jazzistico affidato al figlio di Mina ( con Massimo Moriconi al contrabbasso e co...).

Ancora su questo brano - a mio parere una delle più belle canzoni italiane di tutti i tempi - dalla melodia cristallina e dal testo tanto semplice quanto impenetrabile, De Andrè rispondendo alla domanda " Come è nata La Canzone di Marinella ?" ha raccontato.....
" Avevo letto su un giornale locale, tipo forse la Gazzetta del Tanaro....., di un prostituta seviziata ed uccisa dal suo amante occasionale e gettata in un fosso . Ho cercato di raccontare questa storia, ma di cambiarle la vita ed addolcirle la morte.... Così è nata la Canzone di Marinella. "

Ed io, all'una di notte, mentre già scorrevano i titoli di coda, ripensavo con idee nuove alla storia d'amore e morte più famosa della canzone italiana.
E, con commozione, mi è venuto da pensare a quel miracolo indescrivibile chiamato fantasia.

ste

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Una domenica al mare

Con il passare degli anni ho maturato una istintiva insofferenza per le domenicali spiagge assolate. Mi sento lontano dalle palette e dai secchielli, non mi sembrano imperdibili le docce di sudore sotto il sole, nè gli odori delle creme abbrozzanti, sopravvivo senza vedere le pancette o i fisici palestrati dei bagnanti. Per non parlare dei riti collettivi sul bagnasciuga, le entusiasmanti sfide a racchette e palletta tra fidanzati, le partite a carte delle zie di tutte le età sotto gli ombrelloni, le riviste "coronate", i libroni estivi di comici scrittori,e così via. Insomma è un problema mio, di rilevanza non planetaria.

Questa lontananza voluta, mi ha fatto trovare domenica scorsa nella pineta di Castiglioncello, ad attendere l'apertura pomeridiana della mostra sul "cinema dei pittori", allestita al Castello Pasquini. Avevo letto di questa mostra recentemente inaugurata e mi era subito parsa interessante, ancor prima di venire a sapere che l'ideatore e curatore della stessa è un mio vecchio amico dei tempi del liceo, Francesco Galluzzi, oggi docente universitario di storia dell'arte.
L'idea centrale dell'intero allestimento è quella dei rapporti, delle connessioni, dei reciproci condizionamenti, tra il cinema italiano da un lato e l'arte pittorica dall'altro.
Così in un primo settore della mostra ci sono quadri celebri come quelli di Guttuso, con a fianco il fermo immagine di un film esplicitamente ispirato a quella raffigurazione pittorica. Si prosegue poi nelle altre sale con la cartellonistica d'autore, le rappresentazioni grafiche di esponenti della pop art, ma forse la parte più emozionante è quella dei bozzetti autentici di grandi registi. Osservare da vicino i disegni di Fellini, Pasolini, le realizzazione grafiche di Antonioni, è molto interessante, perchè è come un distillato dell'arte di rappresentazione della realtà, di cui questi maestri erano dotati.
La mostra si chiude con una proiezione video, composta da spezzoni di films che a vario titolo hanno a che fare con la pittura.

Tutto molto gradevole e ben fatto. Ho lasciato i miei complimenti a Francesco Galluzzi sul librone della mostra ; anche ai tempi del liceo la sua dote migliore era quella di mettere in connessione vari aspetti della realtà, in modo mai superficiale, e questo allestimento non è che lo sviluppo delle sue notevoli capacità in questo senso. Bravo Francesco !!!

Se vi capita di vedere la mostra sappiatemi dire.... ste

p.s. Verso le sette di sera, dopo tanta cultura, mi è venuta una voglia irrefrenabile di sabbia e acqua salata. Mi sono diretto verso i lidi familiari, e mentre i vacanzieri lasciavano il mare, ho fatto dieci bagni di fila. Ed il sole mi ha aspettato paziente, senza tramontare troppo in fretta.


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lunedì 9 luglio 2007

La coppia moderna

Cari amici web, per non farvi dimenticare di me, trasmetto una illuminante riflessione suggeritami dalla osservazione della realtà quotidiana.

A tutti sarà capitato di avvistare una coppia moderna, intendo un lui ed una lei veramente moderni. Entrando in pasticceria, per esempio, è frequente poter osservare da vicino una coppia moderna. Lui ha i capelli - o in non capelli - comunque molto moderni, scarpe moderne comprate in un negozio moderno. Anche l'orologio da polso è proprio moderno, quasi modernissimo, abbinato ad un cellulare dalla luce blu moderno. Lei è modernamente bella, con una borsa portata sulla spalla moderna ed un paio di occhiali che le ammodernano gli occhi, già comunque piuttosto moderni. Per non parlare delle mutande che spuntano dai pantaloni, originalmente moderne.
Ma la vera modernità è nell'atteggiamento del volto e nelle espressioni mimico-verbali. Mentre lei divora una moderna sfoglia ricotta-cioccolato-crusca-cetrioli-miele-radicchio-spinaci, ha un'aria scocciata che la rende ancora più moderna. Lui le fa un cenno muto che è ora di andare, con un ghigno crudelmente moderno.

Ed io con la bocca sporca di crema, mi vergogno un pò a sentirmi felice di fare colazione in una buona pasticceria, presentandomi con la mia solita espressione pacifica, decisamente poco moderna.

Stefano

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