martedì 5 giugno 2007

Spettacoli



Ciao a tutti.


Due parole sugli spettacoli ai quali ho assistito di recente.Al Metastasio di Prato si è tenuto il concerto in solitudine del trombettista e flicornista Paolo Fresu, da anni uno dei principali musicisti jazz europei.Fresu ha catturato per quasi due ore l'attenzione e la concentrazione assoluta del teatro, suonando ora in solitudine, ora su basi elettroniche, oppure di musica etnica ed anche classica. Il colore strumentale ormai inconfondibile della tromba di Fresu rende i suoi concerti una accattivante occasione per esplorare le emozioni di una improvvisazione solitaria, operazione che può riuscire solo ai grandissimi come lui. Colpo di teatro si è avuto quando il trombettista sardo è sparito dal palcoscenico, apparendo a sorpresa da dietro il loggione, dove tra l'altro io mi trovavo. Il suono ha conquistato il l'intero spazio del teatro,idea coltivata anche nella itinerante improvvisazione finale nel corridoio della platea. Fresu, ovvero due ore volate in compagnia di uno dei più belli strumenti che la musica conosca.
Il giorno successivo ho poi coltivato la mia più recente e inesperta passione per il balletto assistendo, in piacevole compagnia, ad una coreografia di danza contemporanea al Goldoni di Firenze. Non ho gli strumenti per una critica ed una analisi ponderata di quello che ho visto, solo due note d'istinto.
Il mio veicolo personale per emozionarmi ad uno spettacolo di danza è esclusivamente la musica: se questa mi coinvolge entro anche in sintonia con gli aspetti più specifici del balletto,( altrimenti mi distraggo e noto solo alcune ballerine.)
Ieri solo per l'ultima parte dello spettacolo questo coinvolgimento è avvenuto: si trattava di una interpretazione "dinamica" dello splendido e arcinoto quadro della Deposizione del Pontormo ( che anche io nel mio piccolo nomino nel racconto di Fabio è nato...). I danzatori hanno riprodotto plasticamente le celebri figure dell'opera pittorica, scambiandosi i ruoli dei protagonisti, in un susseguirsi di toccanti rappresentazioni. Sotto, o meglio sopra, la musica eseguita dal vivo dal sensazionale contrabbassista Stefano Scodanibbio, un autentico maestro della musica contemporanea.Tutto molto, molto, molto bello.
Stefano(PS. Mi dicono che ho perduto la prima di S.Remo con la ex moglie di Ramazzotti che ha cantato " E ci sei adesso tuu..."; mi dispiace molto di questa perdita ).






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Dante all'aperitivo


In quell' ora strana che va dalle nove alle dieci di sera, per il terzo anno a maggio sie è ripetuta la Lectura Dantis di Vittorio Sermonti nel chiostro di Piazza S. Croce.
Per la verità io mi sono trovato, per puro caso, a seguire questo evento solo dallo scorso anno, quando era in programma la seconda cantica ossia il Purgatorio.
I miei ricordi della Commedia ,come tutti, risalivano al Liceo, quando Dante non era che un'ora di lezione tra latino e fisica. Per la verità l' idea che mi ero fatto a scuola, oltre che di una sostanziale indecifrabilità linguistica del testo, era quella del protagonista più presupponente e superbo di tutta la letteratura italiana.
Mi chiedevo come il professore non sottolineasse questo aspetto deteriore che secondo me assorbiva tutti gli altri : questo poeta si è permesso di catalogare i propri simili inserendoli secondo il suo giudizio insindacabile tra i dannati dell ' Inferno, tra i penitenti del Purgatorio o tra i beati del Paradiso, si è cioè sostituito addirittura a Dio.
Non solo ma si è ritenuto l'unico degno a fare -da vivo- un viaggio ultraterreno di andata e ritorno, dialogando a tu per tu con i grandi " cattivi " della Storia sino a vedere i Santi, la Madonna e a intravedere Dio stesso. Non male come autostima !!!
Queste considerazioni epidermiche, unite alla complessità del testo e alle stratificazioni culturali presenti nella Commedia, mi avevano allontanato da Dante, al quale la mia sensibilità di adolescente preferiva altri autori.
Sono passati vent'anni e mi sono imbattuto in questi aperitivi giornalieri con il famoso viaggio nell'aldilà. Dico aperitivi nel senso concreto del termine.
Uscito dal lavoro e prima di entrare, alle nove in punto, nell 'austero ma accogliente salone a fianco della chiesa di S. Croce, ho assunto la piacevole abitudine di prendere un aperitivo - alcoolico - in un bel locale nei pressi. L'euforia ed il leggero stordimento che segue una bevuta non ostacola, ma rende anzi più morbida e affascinante l'esperienza dell' ascolto di una lingua lontana dalla nostra quale quella di Dante e del suo modo di ragionare per noi così contorto.
Ben pasciuto dall'aperitivo e dal buffet che lo accompagnava, mi sono fatto questo nuovo viaggio ultramondano che quest'anno, per la lettura del Paradiso, è diventato molto assiduo, quasi quotidiano.
Com'è andata ? Mi è arrivata forte e chiara l'emozione ed a volte la commozione di un uomo vissuto senza la luce elettrica, senza il computer, senza l'aereo, in un periodo storico cupo e per molti aspetti terribile e disumano quale il Medioevo . Quest'uomo, per di più esule privato nella sua città di ogni riconoscimento civile, ha immaginato un volo di fantasia infinito, chiedendo alla propria immaginazione di creare scenografie, personaggi, rumori, luci, colori ....
Ha provato a riprodurre ambienti terribili o cieli pieni di luce, giardini e montagne immaginarie, ha con la fantasia dialogato con suoi contemporanei e con i padri della Chiesa, con imperatori e con Santi, fino a scambiare uno sguardo con la Madonna e a immergersi nella luce accecante di Dio .Tutto con la fantasia di un uomo del Medioevo, che certo non aveva accesso agli sterminati strumenti di comunicazione e di cultura du cui disponiamo noi.
Ecco questa riflessione mi ha emozionato più di ogni altra, e ha sostituito completamente la freddezza ed il cinismo delle mie valutazioni di venti anni fa.
Sarà stato merito del Martini o della sangria ?


Ciao a tutti

Stefano

Parole e Musica




Ciao a tutti.
Complice il recente festival del libro organizzato nella mia città di origine ( Empoli ), lo scorso fine settimana, ho avuto modo di riflettere su queste due componenti essenziali delle mie occupazioni quotidiane.
Parole e musica, appunto.
Gli scrittori che si sono succeduti nell'accogliente Chiostro degli Agostiniani di Empoli, hanno parlato delle motivazioni e delle suggestioni legate alla loro attività narrativa.Tutte le esperienze riferite sono state molto interessanti, pur diverse tra loro : il collettivo di scrittori WU MING, il giovane e divertente Cristiano Cavina, la fiorentina Elena Stancanelli, ed altri ancora. La piacevolezza di ascoltare persone stimolanti, con un bicchiere di vino in mano, ha reso leggere e coinvolgenti queste serate.
E la musica ?
L'ultima sera, quella di domenica, era prevista la presentazione di un libro di biografie dei jazzisti e, a seguire, il nostro concerto.L'autore del libro per un contrattempo che lo ha trattenuto in Spagna, non era presente. Le - mitiche - ragazze di Rinascita, organizzatricie dell'evento, hanno chiesta a me ed agli altri del gruppo di parlare un'oretta durante l'aperitivo.
Ovviamente ci siamo divertiti molto. Dopo una mia BREVE, AVVINCENTE E DI UNIVERSALE INTERESSE - introduzione sulla storia del contrabbasso nel jazz, il microfono è passato a Claudio Airò che ha spaziato dal free jazz alle mie fidanzate, seguendo un filo logico di non immediata percezione.Interessanti anche gli interventi dal pubblico: in particolare una ragazza molto sincera ci ha chiesto : 1) quale è la pronunzia esatta della parola jazz ; 2) il motivo per il quale lei si annoia ad ascoltare jazz. Abbiamo saputo rispondere solo alla prima domanda.La sera è seguito il concerto, con una buona acustica e un discreto pubblico.Per tornare alle due parole chiave, devo dire che quando mi è toccato di presentare i miei racconti, mi sono sempre sentito un pò in imbarazzo. Lo stesso ruolo dello " scrittore " che, avendo scritto il libro, ne sa evidentemente più del pubblico, unito al benevolo atteggiamento del "presentatore" del volume, rende queste occasioni sempre un pò sforzate. Così non mi piace affatto lo stereotipo molto in voga dello scrittore tenebroso ritratto sulle riviste femminili, oppure in casolari di campagna magari in compagnia di un cane e di una chitarra.
Per non parlare degli autori di liberculi giovanilistici sugli amori adolescenziali: penso che gli adolescenti siano gli unici che hanno tempo e energia per leggere i grandi classici della letteratura, e non debbano perdere tempo a specchiarsi in pagine brufolose e stucchevoli che li ritraggono come allo specchio.
Insomma : a me più che gli scrittori piacciono i libri. Mentre della musica mi piace tutto, dai liutai al tecnico del mixer.
Ciao a tutti
Stefano

lunedì 4 giugno 2007

Una serata di emozioni

Cari amici, ancora vengo a raccontarvi un nuovo spettacolo di danza contemporanea che mi è piaciuto moltissimo.Si tratta dell'ultima produzione del mitico , coreografo russo-belga che letteralmente adoro.Di cosa si tratta ?Per prima cosa come tutti gli spettacoli del nostro, è una esibizione corale, cioè dell'intero corpo di ballo, dell'ensamble come lui ama dire. Niente ballerini divi o primedonne con tutù insomma, ma ragazzi/e che del loro essere un gruppo fanno il punto di forza. Poi, visto che sono al sesto o settimo spettacolo, riesco ormai a riconoscere ed inquadrare perfettamente i vari componenti del corpo di ballo, tutti con la loro forte e precisa personalità, che non si esprime solo con il corpo e con il movimento, ma con il volto, gli abiti......Ed il bello è che sono persone molto diverse tra loro : l'orientale piccolina, la donna con qualche anno in più bianchissima in volto, il distino signore con baffetti, l'atletico funambolo e via dicendo.Dopo gli spettacoli degli anni scorsi dedicati alla musica degli anni cinquanta, ed alle atmosfere del fumoso caffè belga Au Caffè, questa volta Misha attinge alla musica tzigana dell'Est Europa e della Russia.Ecco la chiave della mia passione per questi spettacoli :la scelta sempre sorprendente e originalissima del commento musicale, fatta con una carica emotiva fuori dal comune.E poi la fantasia sconfinata dei quadri coreografici del nostro, il divertimento, l'allegria, accanto alla carica drammatica di altre scene.Pochi oggetti arredano la scena : una valigia simbolo del carattere migrante dei popoli dell'est, la corda per i cavalli, alcune candele per il quadro dedicato alla imponente e monumentale religiosità ortodossa, questo un momento letteralmente da brividi.Ma anche l'amore passionale, i rodei delle steppe, l'ubricatura da vodka, tutto con richiami fulminei, e altro, molto altro ancora.Tutto molto bello, il tempo dello spettacolo passa in un attimo, ed io resto a fissare gli occhi lucidi dei ballerini sul proscenio finale, con la voglia di vederne ancora.Mentre guido sulla via del ritorno a notte alta, rifletto tra me sui misteriosi canali che consentono di comunicare il movimento in musica, sia dal coreografo agli interpreti, che da questi a noi che guardiamo. Si, insomma, mi chiedo da profano,per dove passi questa straordinaria forma di comunicazione artistica, quali siano i codici per ricordare i passi, per essere così naturali ed insieme così precisi, eleganti e sobri nell'occupare lo spazio anche quando i danzatori stanno semplicemente fermi.Non ho alcuno strumento culturale per darmi delle risposte, e quindi lascio che sia il puro divertimento e l'emozione la chiave di approccio a questa recente e del tutto imprevista mia passione.Stefano