lunedì 28 gennaio 2008

STORIA DI SILVANA IN FRANCESE

Scrivere mi ha già riservato molte avventure della mente, che mai avrei immaginato. Una delle più curiose e piacevoli è quella di veder tradotti in una lingua straniera alcuni passi del mio nuovo racconto. E' andata così.
Ho una cara amica parigina, Céline Le Berre, laureata in letteratura italiana con una tesi su Dino Buzzati, che parla molto bene la nostra lingua, pur con un -delizioso- accento francese. Lei ha letto i miei libri precedenti ed ha ricevuto per posta aerea anche "Storia di Silvana".( Questa idea del libro che viaggia in aereo non è male per un futuro racconto......Un'altra copia è partita per una coppia di amici che vivono ad Adelaide in Australia, ma non ho notizie se si arrivata, e sono un pò preoccupato).
Dunque è stato naturale pensare a una traduzione in francese di alcuni brani del libro, scelti in totale autonomia da Céline.
Sono due momenti particolari della storia. Nel primo la protagonista è alle prese con uno specchio, nell'altro Silvana riflette amaramente su uno dei sentimenti da lei meno sperimentati.
Comprendo poco la lingua francese, ma scorrendo il testo tradotto ho provato egualmente una sensazione di grande intimità. Ciò deriva dalla profonda assimilazione delle parole che ho utilizzato nel mio racconto, e che ormai sono parte di me. Come dire: se sperimenti un'immagine o uno stato d'animo così fortemente e li fissi con le parole, poi li sentirai tuoi anche in una lingua straniera.
Desidero ringraziare molto Céline Le Berre per questo regalo così prezioso, e attendo i commenti graditi di quelli di voi che parlano francese.....


_______________________________________________________





p 95-96 "Il y a de ça plusieurs années, j'ai été avec cet homme.Pas longtemps, deux semaines, peut-être trois. Une fois dans la voiture après le cinéma et la nuit d'un samedi, chez lui.Quelques coup de téléphone, une promenade en centre ville et rien de plus. Ma joie appelée "avenir" brusquement privée d'un avenir. Puis, mes années passées en compagnie du souvenir, veuve sans jamais l'avoir épousé.Que l'amour est une petite chose. Je parle de l'amour des étreintes, de la respiration haletante, des liquides, des bouches.Un vol, un cadeau, un soupçon de sel.Un voleur, un voleur de futur, mais pas uniquement. La personne que tu as eue en toi, même une fois seulement, continue de rester avec toi et si cette personne te rencontre au bout de vingt ans au bar de la gare, elle se sent en droit de te parler sans te regarder dans les yeux.Et oui, l'amour n'est rien d'autre que ça : une petite chose qui n'est pas sérieuse comme le travail, ni patiente comme un dimanche après-midi, ni fidèle comme un chien, ni distrayante comme une amie.L'amour ne surprend même pas : la maladie, elle, au combien elle te surprend." Capitolo 19 (p42-43) Le Miroir "Quand elle rentra, il faisait compètement nuit. Elle laissa son vélo derrière la maison et, à peine arrivée, elle mit la soupe à réchauffer.Elle fixai la flamme violacée du gaz, plongée dans ses pensées, en particulier les évènements de la journée. Elle monta les escaliers et entra dans sa chambre pour se changer. Sans allumer la lumière elle retira sa jupe et son chandail et chercha en vain dans le noir son pantalon de jogging. Alors elle alluma la lampe de la table de nuit et une faible lumière jaune colora la petite pièce.Elle se retourna distraitement vers le miroir de la commode et vit son image qui s'y refletait. Des bras maigres, avec un morceau de peau qui pendait sous le coude, des épaules étroites et voûtées, et une espèce de pli à la place des seins dans le décolleté de son pull en V. Au-dessus de ce minuscule échafaudage humain, se trouvait l'écheveau volumineux et informe de ses cheveux, dans lequel disparaissaient les traits légers de son visage. "Voilà comment je suis vraiment : moi je suis comme ça...". Elle parla toute seule à voix basse, en s'asseyant sur son lit. Elle demanda de l'aide au pouvoir qu'elle avait de comprendre les choses, et elle ne tarda pas à en recevoir un peu. Elle pensa que personne ne se voit jamais comme il est réellement et que tout le mond pense qu'il apparaît différemment. C'est notre imagination qui nous pousse fortement à croire que dans la réalité nous sommes comme ça. Et puis un jour on se regarde distraitement dans une vitrine et on ne reconnaît pas l'homme voûté ou la femme aux cheveux blancs qui nous regardent et avec lesquels, de toute façon, on ne veut rien avoir en commun. Mais dorénavant ils nous suivront de près, quelque soit l'endroit où nous irons. Elle se rappela alors les mots de Marina, son sentiment douloureux et mélancolique pour les filaments de beauté restés accrochés aux années comme des arbustes secs sous un pont. Elle se regarda à nouveau dans le miroir. Elle éteignit la lumière pour se laisser engloutir par l'obscurité avec la poupée blanche assise sur le lit derrière elle. Elle se leva pour ouvrir la fenêtre et dans la chambre entrèrent l'air frais et le bruit des grillons : son coeur recommença à battre légèrement."



Visualizza il mio Sito Ufficiale

L'ARRANGIAMENTO DI UN'EMOZIONE






C'è una canzone della musica "leggera" che è un capolavoro assoluto di equilibrio, raffinatezza, perfetta fusione testo-melodia.
Questo brano è "Io che amo solo te" di Sergio Endrigo.
Il suo autore ne è stato anche il primo interprete, con il suo stile introverso e sommesso.
Poi la canzone, come tutti i capolavori, ha preso il volo, passando di mano in mano dalla Vanoni, a Massimo Ranieri, da Baglioni fino alla Mannoia.
Ed è proprio questo appropriarsi delle emozioni cristalline del brano da parte dei diversi interpreti che mi interessa approfondire.
Per prima cosa ritengo che le varie versioni siano tutte "legittime", perchè le belle canzoni sono come gli standards americani per i jazzisti, ossia una cornice ed uno sfondo, sul quale disegnare quello che hai dentro.
Tutte legittime sì, ma non tutte dello stesso livello. Qui interviene una riflessione su quel profilo centrale della musica che è l'arrangiamento, aspetto tecnico per gli addetti ai lavori, ma anche filtro delicatissimo ed essenziale di trasmissione del valore poetico di un brano musicale.
Se provate ad ascoltare le diverse versioni della canzone ( su YOU TUBE si trovano quasi tutte..), questo discorso sarà evidente. Così il Claudione nazionale rende il brano perennemente adolescenziale, mentre Ranieri, che pure è un artista di valore, lo colora di un tono eccessivamente melodrammatico.
"Io che amo solo te" cambia ancora faccia se a cantarla è una interprete femminile. Penso che, a dispetto della declamata omologazione ed equivalenza nei sentimenti, tra i due sessi ci sia ancora un approccio diverso a queste cose.
Infatti quando il brano è cantato da una donna, per miracolo diventa subito profondo e credibile.
La Vanoni ne offre una versione delicatissima e molto "anni 60", con la sua voce nasale che è un marchio di fabbrica. Purtroppo i malefici arrangiatori dell'epoca, nelle strofe centrali del pezzo, inseriscono un movimento ritmico e alcuni riempimenti timbrici del tutto fuori luogo che offuscano la bellezza della canzone.
L'ultima nata è quella di Fiorella Mannoia, ed è stupenda. Non solo la voce chiara e "neutra" dell'interprete romana rende giustizia alla incantevole "banalità" del testo, ma l'arrangiamento fatto di vuoti e di lunghe pause silenziose, restituisce pulito questo gioiello della musica popolare.

ciao stefano

(p.s. ascoltando il brano è consentito anche piangere, ma non per tutte le versioni....)



Visualizza il mio Sito Ufficiale

martedì 8 gennaio 2008

La strada di "Storia di Silvana"

Care amiche ed amici ben ritrovati !

Qualche aggiornamento sulle attività ricreative.

"Storia di Silvana" non è più (finalmente) una cosa mia, ma un libro che percorre da solo la sua strada, pur piccola che sia.
Questo è un sollievo, perchè mi permette di ritornare un semplice osservatore esterno del libro, della protagonista e della vicenda narrata, e questa condizione non mi dispiace affatto. Infatti una delle cose più piacevoli di raccontare una storia, è che "dopo" non è più tua, ma appartiene a chiunque la voglia ascoltare.

In questa fase " post partum " avviene anche il fenomeno più affascinante legato ad una storia scritta. Le parole fortunosamente fissate sulle pagine sono solo una piccola parte del processo comunicativo che si innesta. Voglio dire che il bello deve iniziare, ed il miracolo avviene dall' incontro del testo con il mondo interiore, con la fantasia e con l'attenzione creativa di chi legge.

So bene di non scoprire niente di nuovo, ma quando questo miracolo di comunicazione avviene per una tua piccola e semplice creazione, risulta più nitido e evidente.
Così mi sono già arrivati commenti originali, richieste di chiarimenti o di precisazioni, spunti del tutto inaspettati, nuove prospettive e confessioni di reale coinvolgimento emotivo.

Tutti sintomi del fatto che il libro "continua" a scriversi nelle menti di chi legge.

Ci saranno, mi auguro, occasioni per scambiarsi idee al riguardo, magari in sede di presentazione del libro, che comunicherò nel sito.

ciao e grazie infinite
Stefano

Visualizza il mio Sito Ufficiale